La maschera principale piemontese è
nata nel 1808 a Callianetto dalla creatività
di Giambattista Sales, torinese, e di Gioachino Bellone di Racconigi.
Nella frazione di Castell'Alfero si può visitare
il "Ciabot 'd Gianduja",
simbolica casa natale della maschera.
L'antenato di Gianduja fu Gironi,
altro personaggio popolare piemontese già noto nel 1630, con cui aveva molte cose in
comune, sia caratteriali che estetiche.
Negli ultimi anni del '700 questo Gironi veniva regolarmente rappresentato
durante gli spettacoli del famoso marionettaro torinese Umberto Biancamano,
meglio conosciuto come Giôanin d'ij ôsei.
Fu appunto a Torino che il giovane Sales seguì con assiduità gli spettacoli
dei burattini del Biancamano, sino ad iniziare a dar egli stesso recite nel
cortile di casa sua per i conoscenti.
Ma le sue ambizioni erano altre: andare in provincia con uno spettacolo
ambulante, senza la concorrenza del suo "maestro".
Trovò nell'amico Bellone un aiuto economico per attrezzarsi di marionette e di
un teatrino ambulante, e con lui diede vita al personaggio di Gerolamo.
Il loro spettacolo fu portato in giro per tutto il Piemonte sino ad arrivare
infine a Genova dove si stabilirono ed ebbero un notevole successo.
Ma poi iniziarono per i due burattinai i problemi perché l'allora doge di
Genova era Gerolamo Durazzo, il quale non prese bene la propria omonimia col
burattino irriverente e fece espellere dal territorio genovese Sales e Bellone
per il reato di lesa maestà.
Tornati a Torino si attrezzarono di un teatrino permanente, dove entrava sempre
in scena l'arguto ed ironico Gerolamo. Poco tempo dopo furono fatti arrestare dal
Vicario di Torino, nuovamente con la accusa di lesa maestà, stavolta nella
persona del fratello minore di Napoleone Bonaparte, re Gerolamo di Westfalia.
Dopo un periodo di prigionia furono liberati, ma il teatrino fu chiuso ed i due
messi al bando.
Fu così che Sales e Bellone giunsero a Callianetto, forse per trovar rifugio in
quel paese che a quei tempi era attorniato da
fitti boschi.
Nelle osterie del luogo si esibiva Sales, mascherato egli stesso con tricorno,
codino e dotato parlantina beffeggiante; la caratteristica di avere sempre con
sè la dôja, un boccale di terracotta per bere il vino lo fece soprannominare
"Giôan d'la dôja", appellativo che presto fu condensato in Gianduja.
La simpatia, l'astuzia e l'ironia del personaggio lo fecero ben presto divenire
famoso in tutto il Piemonte, sino a divenirne l'emblema.
Gianduja ha un viso tondo e
gaio e la capigliatura raccolta in un codino girato all'insù con fiocco rosso; il cappello a tricorno,
il vestito è composto da una giubba color marrone bordata di rosso, il
panciotto è giallo, i pantaloni verdi e lunghi sino al ginocchio, le calze sono
rosse e le scarpe hanno una fibbia in ottone.
Il carattere della maschera
rispecchia un po' il popolo piemontese: è conservatore, di umore sempre allegro,
scaltro anche se all'apparenza rozzo ed ingenuo, un galantuomo che ama il buon
vino e la buona tavola
La sua compagna è Giacometta, vestita con un abito rosso ed un grembiule
bianco, un foulard verde al collo, un cappello legato con un nastro rosso, calze
nere e scarpe chiare.
Per merito della "Famija Turineisa" e della "Associassion
Piemontèisa" si continua a
tenere viva la
tradizione, con la nomina di un Gianduja ufficiale che faccia da testimonial in
varie manifestazioni.
Nei giorni di Carnevale
Gianduja e Giacometta fanno la loro apparizione in varie località, dove si
presentano su carrozze o carri, non come originariamente su asinelli, dove vanno
a testimoniare l'allegria che li contraddistingue; spesso fanno visite ad
ospedali, case di riposo e scuole portando il loro gaio saluto ai loro ospiti.
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Gianduja
il Ciabot 'd Gianduja
simbolica casa natale della maschera
Gianduja
Gianduja
raffigurato in un sovra porta
della Saletta Gianduja
del castello di Castell'Alfero
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