Anticamente
Castell'Alfero aveva due chiese parrocchiali, entrambe fuori
dall'abitato, intitolate l'una a San Pietro di Cassano e l'altra
a San Pietro di Lissano; esse dipendevano dalla Cattedrale di
Asti nel 1345, come risulta nel Registro delle chiese della
Diocesi di Asti stilato per volontà del Vescovo Arnaldo de
Rosette. La prima aveva un reddito di 15 lire astesi, mentre la
seconda di 12.
Dalla
relazione della prima visita pastorale fatta dal vescovo di Asti
monsignor Domenico Della Rovere nel 1570 si rileva che il Vescovo
col suo seguito fu accompagnato alla Chiesa di Santa Maria
dell'Assunta, situata entro il paese nel recinto del castello
dove avevano luogo le funzioni parrocchiali, non solo perché le
due Parrocchie erano distanti dal concentrico e quindi scomode,
ma anche perché esse si trovavano in pessime condizioni; una
aveva l'altare semidistrutto e l'altra minacciava rovina. Il
Vescovo ordinò che fossero riparate, magari servendosi del
materiale del vecchio campanile della Chiesa di S. Pietro di
Cassano che era stato demolito perché pericolante; stabilì
inoltre che fossero sequestrati i frutti dei due benefici finché
non fossero state ultimate le restaurazioni, alle spese delle
quali doveva anche concorrere la comunità.
Nel 1578
le due parrocchie vengono raggruppate nel Vicariato foraneo di
Castagnole Monferrato dopo il sinodo di quell'anno.
Nella
visita pastorale di monsignor Angelo Peruzio, delegato
apostolico, del 1585 le due Chiese furono trovate sempre nelle
stesse tristi condizioni; in esse non si celebrava più ed erano
tenute chiuse.
La visita
del vescovo di Asti monsignor Francesco Panigarola nel 1588
trovò la situazione immutata e visto il pessimo stato della
Chiesa di S. Pietro di Lissano stabilì che, ove non fosse stato
possibile restaurarla venisse demolita, sostituendola con una
Cappella sotto lo stesso titolo.
Nella
visita pastorale del 1619 il vescovo di Asti monsignor Isidoro
Pentorio trova ancora le due chiese ancora in cattivo stato. Il
parroco di S. Pietro di Lissano era don Bernardo Forno.
Nel 1627
monsignor Ottavio Broglia riscontra che mentre la Chiesa di S.
Pietro di Cassano era stata nel frattempo riattata, l'altra era
tuttora cadente e rovinosa; il Vescovo ripeté l'ordine di
demolirla, sostituendola con una Cappella, ciò che venne fatto
qualche anno dopo.
Dopo
istanza dell'arciprete don Giovanni Tommaso De Rolandis il 13
marzo del 1706 le due Parrocchie furono riunite in una sola sotto
il titolo di San Pietro di Cassano e di Lissano, e la Chiesa di
S.Maria Assunta ne era la sede; la nuova parrocchia aveva 950
fedeli.
Dalla data dell'unificazione delle Parrocchie la Chiesa di Santa
Maria Assunta diventa la effettiva edunica Parrocchia del
capoluogo; le due vecchie Chiese di S. Pietro di Cassano e di S.
Pietro di Lissano sono d'ora in poi citate solo come Cappelle
campestri nelle quali si celebrava saltuariamente per i defunti e
dopo il 1730 non sono più nominate, segno evidente che erano
andate distrutte.
La Chiesa di S.Maria dell'Assunta era in realtà da molti anni
l'unica regolarmente usata per le funzioni; la costruzione era a
tre navate e in essa erano conservate le reliquie di S.Bartolomeo
apostolo, di S. Stefano e di S.Crispino. Vi esisteva un grande
sepolcro per deporvi i cadaveri, perché nonostante il divieto
del Vescovo si continuavano a tumulare nel Cimitero le sole ossa
quando venivano sgombrate dal sepolcro; annesso alla Chiesa
s'innalzava il campanile con tre campane.
Nella
visita pastorale del 1710 di monsignor Innocenzo Milliavacca la
Chiesa di S. Maria Assunta era stata riscontrata un po' vecchia,
oscura ed umida e doveva perciò essere riattata; fu constatato
però che era ben fornita di ricchi paramenti.
Verso il
1730 questa Chiesa fu ampliata e migliorata dietro l'altare
maggiore per ottenere maggiore luce ed aerazione, ma la
popolazione manifestava il desiderio di avere una nuova Chiesa.
Nel 1746
viene edificato il campanile della chiesa.
Nel 1766
essa fu riedificata dalle fondamenta, in stile barocco, pare su
disegno dell'architetto Benedetto Alfieri, con le sole oblazioni
dei parrocchiani.
Nel 1804
la chiesa fu ancora migliorata e poi riconsacrata dal vescovo di
Asti monsignor Pietro Giuseppe Arborio Gattinara da Vercelli
Nel 1817
con la bolla "Beati Petri" il papa Pio VII assegna alla
diocesi di Asti 106 parrocchie suddivise in 25 vicariati;
Castell'Alfero è inserita nel vicariato di Corsione.
Nella sua
visita del 1836 monsignor Amatore Lobetti trovò la Parrocchia di
eccellente struttura ed in ottime condizioni; questa visita
pastorale era la prima che un Vescovo intraprendeva dopo molti
anni; le visite si erano dovute sospendere a causa prima delle
guerre e poi per il propagarsi del colera, che aveva infierito
nel 1832 sia nella città di Torino che nella sua provincia.
Ora, passati i pericoli, le visite erano ricominciate da
Castell'Alfero, dove l'ultima risaliva al 1749. Il Vescovo vide
le reliquie esistenti nella Chiesa: una di particole di legno
della Santa Croce con lettera autentica, un'altra di particole di
ossa dei SS. Pietro e Paolo ed una terza di S. Giovanni; vi si
conservava anche una preziosa statua in legno della Nostra
Signora del Rosario, opera del Plura.
Nel 1933 la Chiesa
Parrocchiale fu ampliata spostando in avanti di m. 6,30 il
frontale, che fu ricostruito in stile barocco su disegno
dell'architetto Gallo di Torino; nell'anno successivo fu
abbellita con belle decorazioni e con la costruzione in marmo
degli altari del Sacro Cuore, della Santa Vergine, di S. Giuseppe
e di S. Giovanni Bosco.
Il
campanile, che era sempre quello costruito nel 1746 e che stonava
con lo stile della nuova facciata fu rifatto e sopraelevato a 46
metri, con forma elegante e snella, confacente al frontale della
Chiesa. I lavori furono ultimati nel 1952 e la grandiosa opera è
dovuta all'iniziativa del Parroco, don Giovanni Bechis.
Il comune contribuì facendo collocare sul nuovo campanile un
orologio luminoso a quattro quadranti.
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la facciata della chiesa parrocchiale di Castell'Alfero
il lato ovest della chiesa attorno al 1940;
la facciata risulta già modificata
la chiesa e la canonica
prima della modifica del 1933
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